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Immagine: Santo Stefano di Sessanio (l’Aquila)

Federica Maietti, architetto, svolge la propria attività in ambito accademico nel settore del restauro presso la Facoltà di Architettura di Ferrara e la Facoltà di Architettura Valle Giulia de La Sapienza, Università di Roma. Presso la di Architettura di Ferrara afferisce al Centro Dipartimentale DIAPReM per lo sviluppo di procedure integrate per il restauro dei monumenti nel settore diagnostico. Autrice di numerose pubblicazioni in materia, all’attività di ricerca affianca un’intensa collaborazione editoriale, anche in qualità di direttore e di membro di comitato di redazione. Attualmente è direttore di http://www.architetti.com.

Centri Storici MinoriIl volume si concentra sul patrimonio di testimoniante storiche identitarie costituito dai cosiddetti centri storici minori in Italia, una straordinaria “armatura strutturale” di cui il territorio è fondato e ricco, e che connette in maniera indissolubile molti Comuni alle loro tradizioni. I centri minori costituiscono un patrimonio che necessità di risorse e di energie volte alla salvaguardia, alla tutela, all’affermazione culturale e allo sviluppo locale. Il volume raccoglie una serie di esperienze condotte sul tema dei centri minori del territorio italiano, da interventi di restauro che hanno saputo attribuire nuovi significati ai manufatti architettonici, a interventi di valorizzazione dei caratteri testimoniali e simbolici, dai piani di recupero, piani strategici e programmi complessi a interventi di riqualificazione e valorizzazione, dagli interventi sui luoghi della scena urbana a quelli sul tessuto e sull’architettura, fino ai contributi propri della sperimentazione e della ricerca.

I piccoli centri italiani conservano spesso un carattere unico e vitale, fatto di forme, significati e identità, che va valorizzato e preservato dallo scorrere del tempo e soprattutto dall’insensibilità di certi interventi di recupero in cui tendono a essere relegati. I centri storici minori sono uno dei patrimoni più diffusi e, qualitativamente, più caratterizzanti d’Italia. Rispetto alle grandi città e ai loro centri storici, forse più tutelati o soggetti a veicoli di salvaguardia privilegiati, si assiste a una sorta di dequalificazione dell’identità culturale o di considerazione strumentale di questi centri. Nonostante siano caratterizzati dalla permanenza dei valori storici, culturali ed architettonici, la loro conservazione è spesso determinata dall’arretratezza economica e della collocazione periferica, in contesti in cui anche l’esodo degli abitanti rappresenta una forma di degrado sociale che ha effetti sul tessuto costruito. Conservazione, in questo modo, diventa sinonimo di disinteresse. Nei centri di piccole dimensioni il degrado è causato quindi da diverse forme di abbandono. Nonostante il centro storico non costituisce una componente statica ed immutabile della città, anonimato e omologazione delle quinte urbane e dei fondali dei centri storici sono un rischio che diventa realtà concreta dal momento in cui si considera un luogo e si opera su di esso come fosse svincolato dal proprio contesto identitario. Buone pratiche di salvaguardia e progetti fondati sulla comprensione della storia possono innescare processi di trasformazione in grado di tutelare la qualità originaria e i valori della cultura. Non riconoscere e non affermare valori storici e valori estetici del patrimonio architettonico dei piccoli centri, significa seguire le mutate condizioni sociali, culturali ed economiche senza porsi il problema di progettare il passato. Riconoscere i centri minori come modello di qualità porta ad una serie di temi di riflessione che riguarda le finalità e i modi della salvaguardia del nostro patrimonio culturale. E’ evidente che il solo intervento di restauro delle strutture edilizie non è di per sé sufficiente ad operare una salvaguardia duratura di queste testimonianze, se non è inserito in una logica di interventi “strategici” che puntano a rimuovere i fattori che hanno generato il degrado, recuperando o riproponendo un rapporto di “necessità” tra il manufatto e il contesto circostante. Ciò significa concepire l’intervento di restauro sull’emergenza architettonica come momento di un processo più generale di tutela e “riqualificazione” che va esteso al paesaggio e al tessuto urbano. I centri minori possono essere il banco di prova per buone pratiche ed esperienze locali, per atti innovativi di pianificazione e gestione sui quali è possibile puntare per salvaguardare le configurazioni originali e i tratti identitari del patrimonio dei centri storici minori in Italia.

© 2013_ DdB

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