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Tiziano Mannoni, nato a Parma nel 1928, è stato un archeologo italiano. I suoi contributi più importanti riguardano l’archeologia medioevale, l’archeometria, l’archeologia della produzione e l’archeologia del costruito. Dopo aver conseguito il diploma di geometra, nel 1967 si laurea in scienze naturali presso l’Università di Genova. Dal 1969 al 1982 Mannoni tiene la cattedra di “giacimenti minerari”, presso la facoltà di scienze M.F.N. dell’Università di Genova. Nel 1982 diventa professore associato di “Rilievo ed analisi tecnica dei monumenti antichi” presso la Facoltà di architettura dell’Università di Genova. Nel 1974 è tra i fondatori della rivista “Archeologia medievale”. Dal 1994 è presidente della “Società degli archeologi medievisti italiani (SAMI) di cui nel 1996 diventa presidente onorario. È scomparso improvvisamente il 17 ottobre 2010 a Genova.

Nuovo documento 1_1Venticinque anni di archeologia globale è una raccolta di pubblicazioni che Mannoni ha realizzato in collaborazione con altri ricercatori, nell’abito dell’Istituto di Storia della Cultura della Materia ( ISCUM), del dipartimento di Scienze della Terra e della Facoltà di Architettura dell’Università di Genova. I lavori sono stati raggruppati secondo i seguenti temi:

1) Archeologia dell’urbanistica
2) Insediamenti abbandonati
3) Caratteri costruttivi dell’edilizia storica
4) Archeologia delle tecniche produttive
5) Archeometria
L’archeologia dell’urbanistica tratta i problemi generali del territorio; l’argomento è trattato attraverso ventidue pubblicazioni realizzate dal 1969 al 1993.

“L’archeologo perlustra passo passo la superficie del territorio, e tutto ciò che su di esso è ancora costruito; registra tutte le informazioni fisiche, parlate e scritte; fa fare le opportune prospezioni ed analisi archeometriche; e, quando ha un quadro generale abbastanza attendibile, decide il minimo di scavi necessari per completare la storia oggettiva di quel territorio”.

Tiziano Mannoni

Il territorio, nonostante venga trasformato nel tempo, conserva sempre tradizioni, oggetti, testimonianze e segni dei tempi passati. E’ difficile però riuscire a valutare e quantificare l’impatto che la stratificazione di queste entità ha sull’identificazione di un territorio, o sull’immagine che ognuno si fa di esso. Ciò che conta di più è conoscere prima di tutto quanti e quali generi di segni vengano veramente registrati dal territorio, e con quali mezzi sia possibile conoscerli in modo ripetibile. Il territorio continua a cambiare, anche senza la presenza dell’uomo, e conserva i materiali e le forme della sua trasformazione. L’uomo può accelerare o rallentare questi cambiamenti naturali, e la valutazione diventa più complessa. L’uomo inoltre inserisce i suoi insediamenti nel territorio, trasformando alcune materia prime per i propri scopi. Modifica il paesaggio anche quando entra in equilibrio con l’ambiente. I segni del passato sono perciò numerosi; l’importante è aver presente che le verità storiche su determinate trasformazioni di un territorio comprendono sia quello che studiamo, sia quello che ci sfugge.

L’Archeologia Globale mannoniana parte dalla non conoscenza di un territorio e si spinge nella sua estrema frangia metodologica fino a fornire le linee guida per la valorizzazione del territorio, di quelli che sono i più importanti tra gli insediamenti antichi presenti in una certa area geografica, ovvero degli insediamenti che Tiziano Mannoni definisce gli “Unicum territoriali”.

Un Unicum territoriale è quell’area archeologica che rivela in massima misura i caratteri salienti di un certo settore del territorio: e questi caratteri, paragonati al territorio nel suo aspetto attuale, sono quelli che indicano i maggiori elementi di continuità o al contrario di differenza tra il passato ed il presente: sono quelli che scrivono la storia di quel territorio.

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